Patologie dell'anca

Coxartrosi

Definizione e cause

La coxartrosi è una patologia degenerativa dell’anca caratterizzata dalla progressiva distruzione della cartilagine articolare, che porta all’esposizione dell’osso, causando dolore e limitazione funzionale nella deambulazione. È comunemente associata all’invecchiamento, poiché la cartilagine tende a indebolirsi dopo i 55 anni.

Cause principali

  • Età avanzata;
  • Sedentarietà;
  • Traumi o lesioni all’articolazione dell’anca;
  • Obesità.

Le modificazioni morfologiche tipiche includono la formazione di osteofiti, sclerosi ossea, cisti ossee, sinovite, e alterazioni dell’apparato legamentoso con una contrattura in extrarotazione.

Sintomi della coxartrosi

I sintomi della coxartrosi comprendono:

  • Dolore all’inguine e alla coscia, che può irradiarsi al gluteo;
  • Rigidità articolare che limita seduta, stazione eretta e deambulazione;
  • Difficoltà a indossare calzini e scarpe.

I sintomi sono generalmente peggiori al mattino e tendono ad aumentare con il movimento. Spesso i pazienti hanno un’età superiore ai 55 anni e possono avere una storia di displasia congenita dell’anca, malattia di Legg-Calvé-Perthes, epifisiolisi prossimale del femore o un passato di lavoro manuale pesante.

Diagnosi

La diagnosi di coxartrosi include:

  • Anamnesi ed esame obiettivo;
  • Radiografia per osservare ipertrofia, osteofiti marginali, dislocazione laterale del centro di rotazione e restringimento dello spazio articolare;
  • Risonanza magnetica per visualizzare la sofferenza ossea reattiva;
  • TAC per lo studio di eventuali deficit ossei;
  • Scintigrafia ossea per evidenziare alterazioni focali della pelvi e del femore.

La diagnosi differenziale è importante per escludere condizioni come lombalgia radicolare, borsite trocanterica, osteonecrosi precoce, corpi mobili intra-articolari, lesioni del labbro acetabolare, artrite della sacroiliaca, tendinite dello psoas e sindrome del piriforme.

Stadi della coxartrosi

La coxartrosi può essere classificata in tre stadi di gravità:

  1. Lieve
  2. Moderata
  3. Grave

Obiettivi del trattamento

  • Ridurre il dolore
  • Aumentare la mobilità;
  • Ripristinare la funzionalità articolare.

Terapie conservative

Le terapie conservative per la coxartrosi lieve o moderata includono:

  • Modificazione delle attività giornaliere;
  • Esercizio fisico moderato;
  • Assunzione di farmaci anti-infiammatori;
  • Perdita di peso;
  • Uso di supporti per la deambulazione.

Intervento chirurgico

Nei casi più gravi, l’intervento chirurgico con impianto di protesi d’anca è necessario. L’intervento offre miglioramenti significativi nel dolore, nella rigidità e nella qualità della vita del paziente. Tuttavia, il successo dell’impianto dipende molto dalla motivazione del paziente a seguire la terapia fisica post-operatoria.

Considerazioni sul trattamento chirurgico

  • Prericovero: Valutazione del paziente e preparazione della cartella clinica.
  • Durata dell’intervento: 40-50 minuti.
  • Anestesia: Epidurale.
  • Decorso post-operatorio: 3-4 giorni di degenza in Ortopedia, seguiti da 10 giorni in Riabilitazione o fisioterapia ambulatoriale.
  • Riabilitazione: Deambulazione con stampelle già dalla prima giornata, anticoagulanti orali, mobilizzazione attiva e passiva, rinforzo muscolare, abbandono dei bastoni dopo 3-4 settimane.

Riassunto

La coxartrosi è una patologia degenerativa che colpisce la cartilagine dell’anca, causando dolore e limitazione funzionale. La diagnosi precoce e la gestione adeguata attraverso terapie conservative o interventi chirurgici possono migliorare significativamente la qualità della vita dei pazienti.

Necrosi della testa femorale

Definizione e cause

La necrosi della testa femorale è una malattia caratterizzata dalla riduzione dell’afflusso di sangue alla testa del femore, che porta alla necrotizzazione (morte cellulare) della zona interessata. Questa condizione si manifesta con sintomi simili alla coxartrosi, ma in modo più aggressivo e rapido. La diagnosi precoce è cruciale per prevenire un rapido deterioramento della cartilagine dell’anca.

Le cause della necrosi della testa femorale possono essere molteplici, tra cui:

  • Lussazione della testa del femore
  • Frattura del collo femorale
  • Microfrattura dell’osso trabecolare
  • Terapia corticosteroidea prolungata
  • Alcolismo
  • Emoglobinopatie (come anemia falciforme e talassemia)
  • Radioterapia

Recentemente, gli studi hanno anche evidenziato fattori predisponenti genetici, come modificazioni o varianti genetiche che possono portare a ipercoagulabilità o microtrombosi.

Sintomi

I sintomi comuni della necrosi della testa femorale includono:

  • Dolore all’inguine, che può irradiarsi alla superficie anteriore della coscia
  • Occlusione vascolare e ischemia ossea, che portano alla morte dell’osso

La sintomatologia è correlata alla gravità della malattia e può essere asintomatica nelle fasi iniziali. In assenza di cause specifiche, le indagini di laboratorio risultano normali. La diagnosi si avvale di:

  • Radiografia del bacino
  • Risonanza magnetica (RM)

Diagnosi

In uno stadio iniziale, la diagnosi differenziale può includere:

  • Fratture da stress post-traumatico
  • Malattie infiammatorie
  • Sinovite aspecifica
  • Osteoporosi transitoria

La risonanza magnetica è particolarmente utile per escludere queste condizioni, mentre la scintigrafia ossea può aumentare l’accuratezza diagnostica. Negli stadi avanzati, può essere sufficiente la semplice radiografia.

Terapie

Le terapie per la necrosi della testa femorale variano in base allo stadio della malattia e possono essere conservative o chirurgiche.

Terapie conservative

Le fasi iniziali della necrosi possono essere trattate con:

  • Antidolorifici
  • Farmaci per stimolare il metabolismo osseo
  • Magnetoterapia
  • Camera iperbarica

Durante queste terapie, è importante evitare di stressare l’articolazione. Possono essere utili anche iniezioni di cellule staminali o PRP (Platelet Rich Plasma) per incentivare la rigenerazione cartilaginea.

Intervento chirurgico

Quando le terapie conservative non sono sufficienti, si può ricorrere a interventi chirurgici. Le opzioni includono:

  1. Decompressione del Nucleo:

    • Questa procedura prevede la perforazione della zona necrotica della testa del femore per alleviare la pressione e creare canali per i nuovi vasi sanguigni. Può essere associata a un innesto osseo (autotrapianto, allotrapianto, o innesti sintetici).
    • È indicata principalmente per pazienti sotto i 60 anni e può prevenire la progressione verso l’artrosi grave.
  2. Protesi d’Anca:

    • Nei casi più gravi, la sostituzione dell’articolazione coxofemorale con una protesi d’anca può restituire la mobilità articolare ed eliminare il dolore.
    • Le protesi possono essere parziali (endoprotesi) o totali (artroprotesi), a seconda del grado di degenerazione.

La riabilitazione post-operatoria è fondamentale per il successo del trattamento, in quanto la mancata osservanza può vanificare l’efficacia dell’intervento chirurgico.

Riassunto

La necrosi della testa femorale è una condizione grave che richiede una diagnosi precoce e un trattamento adeguato per prevenire un rapido deterioramento della cartilagine dell’anca. Le terapie possono variare dalle opzioni conservative a interventi chirurgici come la decompressione del nucleo e la protesi d’anca, a seconda dello stadio della malattia e delle condizioni del paziente. La riabilitazione è cruciale per un recupero ottimale.

Displasia anca adulto

La displasia congenita dell’anca (DCA) è una formazione anomala dell’articolazione coxo-femorale, causata da molteplici fattori che influenzano la crescita. È una frequente causa di artrosi secondaria negli adulti, ma se diagnosticata tempestivamente e trattata adeguatamente, non dovrebbe causare problemi a lungo termine.

Se la displasia congenita dell’anca non viene trattata, l’acetabolo rimane piatto e con margini sfuggenti, portando a coxartrosi precoce. I fattori di rischio Il principale fattore di rischio è genetico: spesso ci sono casi, anche lievi e non diagnosticati, di displasia congenita dell’anca in famiglia. La deformazione dell’anca può anche derivare da un posizionamento scorretto del bambino nel grembo materno.

Esiste una correlazione con alcune sindromi genetiche, come:

  • la sindrome di Marfan;
  • la sindrome di Ehlers-Danlos.

Sebbene la DCA sia spesso presente dalla nascita, può svilupparsi anche durante il primo anno di vita. I sintomi Nei neonati e nei bambini con displasia congenita dell’anca, l’anca non è formata correttamente. La testa del femore non è completamente all’interno dell’acetabolo, facilitando la dislocazione.

Si sviluppa quindi un processo degenerativo, e il bambino può mostrare:

  • tempi più lunghi per imparare a camminare;
  • zoppia (lieve o grave);
  • instabilità articolare;
  • tendenza alla lussazione dell’anca.

Con il tempo, se non trattata, può formarsi una nuova struttura ossea all’interno della fossa acetabolare, chiamata neocotile, che rende la deambulazione difficoltosa e può causare dolore.

La diagnosi La diagnosi si basa su due procedure:

  • la manovra di Ortolani;
  • il test di Barlow.

Entrambi i metodi sono indolori ma devono essere eseguiti da uno specialista. Il mancato sviluppo dell’articolazione si manifesta con un rumore simile a un “click” durante entrambe le manovre. Nei primi mesi di vita si esegue un’ecografia delle anche per evidenziare eventuali malformazioni, anche se i test di Ortolani e Barlow sono ancora utilizzati.

In alcuni casi, la displasia congenita può essere identificata visivamente, osservando:

  • pliche cutanee asimmetriche delle cosce;
  • extrarotazione dell’arto colpito.

Quando la deformazione non è presente alla nascita ma si manifesta quando il bambino inizia a camminare, possono comparire segni clinici come:

  • zoppia;
  • fenomeno di Trendelemburg (perdita di tono dei muscoli glutei);
  • ritardo nella deambulazione (non prima dei 18-24 mesi).

Il trattamento è più difficile se diagnosticata dopo la nascita rispetto alla diagnosi prenatale.

Le cure della displasia nell’adulto La displasia congenita dell’anca può essere trattata efficacemente e più facilmente se diagnosticata precocemente.

Come detto, la malformità può derivare da un posizionamento scorretto nel grembo materno, e la nascita può risolvere la condizione.

Il trattamento deve iniziare nelle prime settimane di vita, quando l’articolazione è ancora prevalentemente cartilaginea e quindi più facilmente modellabile. Si usano semplici divaricatori o tutori per il tempo necessario al rimodellamento completo, variabile in base all’inizio del trattamento e al grado di deformità.

Se diagnosticata durante il periodo di deambulazione del bambino (fino a due anni), il trattamento è diverso e più invasivo. Si ricorre alla chirurgia per riposizionare il femore con un’osteotomia di centramento. Se effettuato entro i 3 anni, può migliorare progressivamente, altrimenti può essere necessaria un’osteotomia del bacino dopo il 5° anno.

I casi non trattati nei primi mesi di vita richiedono quasi sempre la chirurgia protesica in età avanzata (40-50 anni) a causa della coxartrosi.

L’intervento chirurgico La protesi d’anca per gestire la displasia congenita negli adulti richiede una preparazione pre-operatoria per pianificare il tipo di protesi e valutare eventuali deficit ossei tramite uno studio TAC.

La maggior parte dei pazienti ha subito in giovane età interventi ricostruttivi o di salvataggio come le osteotomie, mirate a ridirezionare l’acetabolo e aumentare la copertura della testa femorale.

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